Archeologia della Sardegna. L'età dei Nuraghi, nascita, evoluzione e abbandono.
Автор: Pierluigi Montalbano
Загружено: 2020-11-13
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La Civiltà Nuragica, quella che costruì i nuraghi, si sviluppò in Sardegna durante tutta l’età del Bronzo, dal XVII al X a.C., e continuò poi per altri 5 secoli, attuando una serie di profondi cambiamenti sociali, in un periodo in cui i sardi non costruivano più torri. Il substrato che consentì il suo sviluppo si andò formando sul finire del III Millennio a.C., quando la cultura locale, conosciuta come facies Monte Claro, fu fortemente influenzata dalle genti del Vaso Campaniforme, portatori d’innovazioni importanti quali l’architettura dolmenica, nuove tecnologie per la fusione dei metalli e una forte specializzazione nell’uso delle armi. All’inizio del II Millennio a.C. i sardi si dedicavano ad attività agricole, alla pastorizia, alla pesca e alla filiera dei metalli, soprattutto rame e argento.
Mentre la funzione dei nuraghi a corridoio è prevalentemente quella di circondare il territorio di pertinenza di una comunità, con scopi evidentemente legati alla protezione della vallata, del corso d’acqua, dei terreni coltivati e del villaggio, i nuovi edifici mostrano caratteristiche che fanno pensare a un utilizzo misto, con funzioni religiose e sociali che si mescolano indissolubilmente con quelle di “segni indelebili del possesso di un territorio”. Il materiale da costruzione è generalmente la pietra locale, ma si nota la presenza di pietre “speciali” poste in punti cospicui dell’edificio, ad esempio l’architrave dell’ingresso. I sardi nuragici arrivano presto ad aggiungere torri a quelle già in essere, unendole con poderose mura e bastioni, e a specializzare una forma più rotondeggiante delle camere interne, con il vantaggio di poter elevare l’altezza degli edifici, giungendo facilmente a superare i 10 metri. Verso la metà del XIV a.C. le torri sono ormai maestose, con camere interne perfettamente circolari, ingressi tronco ogivali e massi sbozzati con cura per favorirne il posizionamento nelle pareti e consentire di lo sviluppo di una struttura elicoidale tronco conica che punta verso l’alto. All’interno, il soffitto a tholos rende il nuraghe assai bello da vedere. In questo periodo, siamo nel 1300 a.C., c’è la svolta architettonica, nella quale si notano tutte le abilità ingegneristiche, progettuali ed esecutive dei sardi: la sovrapposizione di torri. Nascono maestosi edifici che vedono fino a tre torri montate una sull’altra, in uno sforzo edilizio unico al mondo. Si superano i 20 metri di altezza e, in qualche caso, si arriva a sfiorare il tetto dei 30 metri, come nel caso del nuraghe Arrubiu di Orroli e del Santu Antine di Torralba. Questi prodigiosi nuraghi che sfidano le leggi della statica, furono per millenni i più alti edifici vivibili del pianeta, secondi solo alle piramidi che, però, non consentono la vita all’interno.
I Nuraghi sono le architetture identitarie più importanti della Sardegna preistorica, e sono inserite nell'elenco dei siti che fanno parte del progetto: "La Sardegna verso l'Unesco", un'iniziativa volta a far accogliere i monumenti preistorici del paesaggio sardo fra quelli da tutelare e valorizzare dalla Commissione Nazionale Unesco.
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