VENETO DIGITALE CONSUMI ONLINE E CENTRI STORICI IN DIFFICOLTÀ
Автор: VENEZIA MODERNA
Загружено: 2025-12-31
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C’è un numero che fotografa meglio di altri il cambiamento in atto:
quasi un veneto su due ha fatto acquisti online nel 2024. Il 46,2%
della popolazione residente, pari a oltre 2,2 milioni di persone, ha
ordinato beni via Internet, per un valore stimato tra 7,5 e 8 miliardi
di euro, secondo l’analisi della CGIA di Mestre su dati ISTAT. Se
restringiamo lo sguardo agli over 14, la percentuale supera il 52%. È
un dato che colloca il Veneto sopra la media nazionale e che racconta,
senza giri di parole, una trasformazione strutturale delle abitudini
di consumo.
Non si tratta più di un comportamento episodico. Oltre 1,8 milioni di
veneti hanno acquistato online nei tre mesi precedenti alla
rilevazione: significa che l’e-commerce è entrato stabilmente nella
quotidianità. Abbigliamento, articoli per la casa, servizi digitali e
trasporti sono ormai parte di una “normalità” che passa dallo
smartphone. E lo stesso vale per il rapporto con la pubblica
amministrazione: identità digitale, prenotazioni sanitarie,
certificati, pagamenti. Un veneto su tre usa Internet per dialogare
con lo Stato.
Questo dice molto di una regione culturalmente pronta, con un buon
livello di istruzione e una diffusa familiarità con la tecnologia. Ma
dice anche altro: il digitale si incastra meglio nei tempi di vita. In
un territorio ad alta occupazione, con un crescente lavoro femminile,
l’online diventa una soluzione efficiente, flessibile, compatibile con
giornate sempre più piene.
Il punto critico, però, è sotto gli occhi di tutti: che fine fanno i
negozi fisici? Negli ultimi quindici anni il commercio elettronico è
cresciuto in modo esponenziale e, nello stesso periodo, abbiamo perso
almeno il 20% dei piccoli esercizi di dettaglio. Due processi che
camminano insieme. Non è nostalgia, è realtà urbana e sociale. I
negozi non sono solo luoghi di vendita: sono presidi di relazione,
identità, vita di quartiere.
La risposta non può essere difensiva. Pensare di competere con
l’online sul prezzo o sull’assortimento è una battaglia persa. Il
commercio fisico deve cambiare funzione, non scomparire. Deve
diventare spazio di esperienza, di consiglio, di scoperta, di
personalizzazione. Un luogo dove si va non solo per comprare, ma per
imparare, scegliere meglio, sentirsi riconosciuti.
Anche le città sono chiamate a fare la loro parte. Molti centri
storici si sono svuotati non solo per l’e-commerce, ma per scelte
urbanistiche che hanno allontanato servizi e funzioni vitali. Oggi
andare in centro richiede una motivazione. E quella motivazione va
costruita: qualità urbana, accessibilità, mix di funzioni, commercio
di prossimità capace di offrire ciò che l’online non può replicare.
La sfida, in fondo, è questa: trovare ciò che non è sostituibile. Il
Veneto ha dimostrato di saper innovare, di saper usare il digitale
senza paura. Ora deve dimostrare di saper tenere insieme innovazione e
comunità, tecnologia e relazione, efficienza e vita urbana. Perché il
futuro del commercio non è una scelta tra online e negozio fisico, ma
una convivenza intelligente. E da questa convivenza passa anche la
qualità delle nostre città.
Paolo Bonafé
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